I miei figli frequentano una scuola paritaria dove viene insegnato loro, tra le altre cose, la religione cristiana.
Loro sanno che non credo e così, un giorno, il più grande mi chiese: "Papà, perché non credi in Gesù?".
Io gli risposi: "Facciamo un esperimento: facciamo finta che io sia cristiano, che tu sia ebreo e che tuo fratello sia induista. Io, essendo cristiano, credo che Gesù sia il figlio di Dio, che è morto e risorto. Tu invece, essendo ebreo, non credi che Gesù sia il figlio di Dio e tuo fratello, essendo induista, non crede nemmeno in un unico Dio, ma in più divinità come Brahma, Shiva e Vishnu. Se ciascuno di noi è convinto che la propria religione sia quella vera e che le altre sono false, qual è la religione vera?".
Mio figlio ci pensò un istante e mi rispose senza esitazione: "Nessuna!"
"Esatto!" Risposi, "Nessuna religione è vera, sono tutte false."
Esiste di fatto una predisposizione naturale dell'essere umano a credere in un dio creatore e questo è dovuto alla nostra evoluzione: se i nostri antenati, vagando per la foresta vedevano un ramo spezzato avevano due possibilità: o ritenere che l'avesse spezzato il vento oppure che fosse passato qualcuno di lì. Sbagliare previsione aveva costi diversi poiché se credevano che fosse passato qualcuno e invece era stato il vento non era un problema, ma se credevano che fosse stato il vento e invece era passato qualcuno, un predatore o un nemico, l'errore poteva costare caro. Ecco perché siamo portati a credere alla presenza di... Piuttosto che il contrario.
Certo sarebbe bello se esistesse davvero una vita dopo la morte, priva di dolore ed eterna, ma io non voglio guardare alla vita come mi piacerebbe che fosse, io voglio guardare ad essa per come è, bella o brutta che sia.
Per questo io non posso credere, non voglio credere: se Dio esiste mi deve parlare come io parlo ai miei figli. Solo in quel caso potrei prendere in considerazione le soluzioni professate dalle religioni.